Il sostituto procuratore di Arras (la città natale di Robespierre) ha richiesto recentemente il mantenimento delle misure carcerarie nei confronti di Nathalie Ménigon, membro di Action Directe, il gruppo armato trozkista che compì attentati in Francia dal tempo delle Brigate Rosse fino agli inizi degli anni Novanta.
La decisione di rifiutare alla Ménigon l’applicazione dei benefici di legge è stata presa in quanto “essendo troppo malata, deve restare in prigione”. Bizzarra sentenza !
Nathalie Ménigon, quarantottenne, emiplegica, in sedia a rotelle, non ha potuto prendere parte attiva al dibattimento in quanto si stanca immediatamente, ha una capacità di attenzione non superiore alla mezz’ora.
La procura ha preteso che il programma di reinserzione non fosse stato avviato, ma ciò non corrisponde al vero, in quanto una persona si è dichiarata pronta ad accoglierla ed un’associazione a reinserirla nel sociale.
Le si contesta inoltre la mancanza di pentimento. Infatti elle affermò con fierezza che “se avrà luogo la rivoluzione vi parteciperà in sedia a rotelle”.
Vista l’assoluta irrealtà del quadro supposto, gente seria, uomini degni di questo nome, dovrebbero provare stima e benevolenza verso una persona che si esprime così anziché approfittarne per infierire. L’impressione è che si assista a una vendetta di stato.
Perché intanto vengono rilasciati in tempi sempre più brevi assassini di persone anziane e di bambini. E tutte le organizzazioni umanitarie, cattoliche e socialcomuniste, si mobilitano con gran fracasso per liberarli e reinserirli.
Come mai non si battono per questa loro compagna ? Forse perché strapperebbe meno lacrime di un delinquente del terzo mondo ? Sono i complessi culturali della borghesia a dettare la linea ? Cosa fanno i vari Abbé Pierre ? Visto come tutti si comportano, la procura potrebbe davvero liberare la Ménigon: rischi di rivoluzione proprio non ce ne sono.
Noreporter luglio 2005