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Che un bar, un ristorante, un ascensore, una camera da letto diventino una fumeria non mi garba di sicuro, per una questione di educazione più che altro. Che ci sia chi ti obbliga ad essere avvolto nel fumo è spiacevole ed ingiusto; ma che sopraggiunga chi t’impedisce, se ami farlo, di fumare, come di bere, di amare, di pensare, di affermare qualcosa di “scorretto” mi piace molto meno.

E ancor meno mi va che i nuovi censori, i puritani del Secolo XXI, gli eredi dell’Esercito della Salvezza, si permettano di pontificare e non si limitino a questa violenza ma mettano all’indice i “depravati” additandoli al pubblico ludibrio, istituendo quella che è una vera e propria apartheid. La quale, in qualunque delle sue forme, è figlia della mentalità puritana e di niente altro.

 

Non ditemi che si preoccupano della nostra salute

 

Certo, il fumo fa male; o almeno non fa bene. Ma chi la sta facendo questa campagna forsennata contro il tabacco se non le classi dirigenti della superpotenza che domina il pianeta ? Se non le vestali del multinational correct ?

E, scusatemi tanto, ma non credo affatto che si preoccupino della nostra salute. La loro ricchezza si fonda sullo sfruttamento integrale delle popolazioni di mezzo pianeta, sono schiavisti di bambini, spesso pedofili. Vivono di traffico d’armi e fondano la loro ricchezza principalmente sul narcodollaro. Prosperano sul business della salute. Ovvero: ricerche infinite non per debellare le malattie, eccezionali fonti di reddito, bensì per mettere fuori legge qualsiasi innovazione che può ridurne l’impatto. Gente così può avere a cuore la nostra salute ? No, cento volte no. C’è sicuramente dell’altro. Soprattutto quando si calcola che falsificano i dati sul fumo passivo, spacciandolo come pericolosissimo quand’è del tutto innocuo (semmai fastidioso) ma fischiettano sull’inquinamento chimico e sulla portata tumorale delle radiazioni delle antenne telefoniche e televisive che proliferano ovunque.

C’è sicuramente dell’altro. Forse un diversivo (come argutamente si fa notare in altra parte di questo numero), forse qualcosa di ancor più inquietante. Ogni volta che una persona si accende una sigaretta, spezza la continuità del suo mentale, quindi inficia l’ipnosi costante cui il cervello umano è sottoposto in continuazione come attestano vari studi di neurologia. 1 E, sfuggendo all’ipnosi, facilita la concentrazione e la memoria (proprio l’opposto di quanto ci dicono). Dunque va forse impedita proprio questa immunità involontaria.

Sono pazzo ? Faccio dietrologia ? Sicuramente si ma pensando male…

 

Vecchi ribelli oggi censori

 

Sono i dannati vampiri, i grigi ladri del tempo della favola di Momo, a complottare contro il tabacco? 2 Forse. Ma c’è dell’altro, c’è la lunga onda fallimentare del Sessantotto: una contestazione generazionale che non raggiunse un livello di coscienza sufficiente per spingersi alle radici del problema.

La rivolta era viziata nel suo fondamento: esistenzialista e non esistenziale, finì col rivendicare “diritti” anziché opporre esempi vissuti di civiltà. Alzò la voce ma abbassò la mira: e girò in tondo, prima ancora che arrivasse Nanni Moretti.

La classe dirigente della gioventù contestatrice finì così col costruire una Torre di Babele per raggiungere i piani alti degli edifici esistenti. Il glorioso slogan “non vogliamo sederci alla vostra tavola, vogliamo rovesciarla” fu rovesciato a sua volta: i sessantottardi si sedettero alla tavola, a tutte le tavole. Come attesta in Italia la piaga trasversale dei baroni di Lotta Continua, onnipresenti e onnicensuranti.

Una volta saliti ai piani dell’amministrazione, i baldi ribellucci hanno condotto seco, come ultima giustificazione pietosa al proprio fallimentare bilancio, come ultimo ancoraggio a quel che rappresentarono, un’ansia di cambiamento. La licenza d’immischiarsi negli affari altrui, nei costumi altrui, per rettificarli. Rompicoglioni erano e rompicoglioni son rimasti.

Se prima attaccavano, sterilmente e inutilmente, i privilegi padronali e le ineguaglianze (senza preoccuparsi mai dell’iniquità, però) ora aggrediscono solo quel che non incide, che non scalfisce gli interessi dominanti, visto che son divenuti cortigiani.

Plaudono alle pulizie etniche, ai bombardamenti umanitari, all’uranio impoverito e censurano bacco, tabacco e venere.

 

Commissari politici della Contraffazione

 

Gli eredi presunti della Rivoluzione d’Ottobre, i reali figli della cultura dei campus, sono approdati alla nuova versione dei commissari politici. Il piacere sadico di disporre delle vite altrui li ha sempre eccitati e lo esercitano con voluttà. In senso neoconservatore; tant’è che si trovano in piena armonia con i neocons al punto da fornir loro un apparato tentacolare in America e in Europa.

Abbiamo scritto altrove che “l’attuale congiuntura è la summa di tutti i difetti di classe. Dall’aristocrazia si è preso il disprezzo altrui, dalla borghesia l’arrivismo e la recitazione, dal proletariato la volgarità e l’arrendevolezza.

Il tutto in uno spirito d’inerzia e d’ipocrisia post/borghese che forniscono l’humus alla degenerescenza nonché il primo ostacolo alla rigenerazione”. 3

Riteniamo infatti che ci si trovi nel pieno di una restaurazione, di una controrivoluzione, eminentemente sovversiva, fondata sui canoni della contraffazione.

I nuovi cortigiani, pieni di zelo come tutti gli ultimi arrivati, hanno imparato presto la parte. Ora fanno i moralizzatori. Si sono inventati il political correct e son passati al sexual, al gastronomic al medichal. Ovvero: non son riusciti a cambiare il potere e se la prendono con te: in nome del diritto e della libertà ti sottraggono ogni libertà, ogni diritto. Volevano estirpare i tiranni, ora siedono al loro desco e, senza neppure che quelli glielo chiedano, tiranneggiano i sudditi al posto loro, in nome del bene comune, ovviamente.

Sotto il segno parodistico, ingannevole, della contraffazione dicevamo. E infatti questa libido puritana si accompagna a forsennate campagne di libertà di costume: quali i diritti gay. Che suonano come una provocazione, una violenza alla società ma, visti altrimenti, rappresentano cosa ancor peggiore. Nella pretesa, etimologicamente assassina, d’istituire i matrimoni omosessuali si banalizza e normalizza anche quella diversità e la s’inserisce nel moralismo anglosassone di coppia. La sostanza, oltre le apparenze, è questa: è puro codinismo puritano.

 

Scontro di civiltà

 

I fumatori, ultimi al momento della lista, cui sicuramente seguiranno altre categorie, sono messi all’indice con le tecniche e le logiche mediante le quali gli stalinisti colpevolizzavano, isolavano, i corpi da eliminare all’interno della realtà socialista, prima di passare alla loro esecuzione. Sappiamo che, in molti casi, le vittime delle purghe staliniane accettarono con trasporto la propria condanna, si lasciarono coinvolgere: proprio come descrive Orwell in 1984 (“amavo il Grande Fratello”). Così migliaia e migliaia di fumatori oggi si sentono in colpa, si considerano viziati, colpevoli, peccatori.

Il medesimo fenomeno è accaduto in passato ai neofascisti: stessi identici parametri, stessa cultura dell’eliminazione, stesso senso di colpevolizzazione generalizzato, accettato, magari ostentato come effimera provocazione.

I fumatori che non si battono il petto rispondono con associazioni di difesa ? Si stanno ghettizzando: i commissari politici hanno vinto ancora.

Non si dovrebbe lasciare che i fumatori restino soli. Soprattutto noi non fumatori dovremmo raggiungere la necessaria consapevolezza per renderci conto che è in atto un’ingiustizia.

E dovremmo ribellarci ad essa anche – e soprattutto perché – apparentemente non ci riguarda.

Mi auguro che qualche componente dello “spettacolo della politica” finisca col mettere in spettacolo anche questo dramma e magari, così facendo, con logica pirandelliana, approdi di nuovo alla politica, che è questione della polis intera e che, da tempo, l’è morta (o meglio dorme in attesa di un bacio d’amore). Mi auguro che ci si renda conto di come la libertà sia messa in discussione ogni giorno di più, in ogni luogo, in ogni espressione. E in nome della libertà: esattamente come si uccide in Iraq.

È una questione di scontro di civiltà (quello vero non quello contrabbandato) in cui rientra anche la libertà di farsi del male se lo si vuole. Per millenni la virilità spirituale si è battuta anche per questo. La grande matrigna asessuata e frigida che oggi impera, sulla scorta di sacerdoti eunuchi di ogni credo e ideologia, sta togliendoci la libertà di vivere, di morire e soprattutto di “errare”, in tutti i sensi possibili della parola. Ci distorce e ci appiattisce, inaridendoci ed abbrutendoci. Ci tarpa le ali, ci riempie di zavorra instillandoci lo “spirito di gravità”.

La forsennata crociata antifumo, che travalica i confini delle nazioni, è perciò molto più importante, molto più significativa di quel che appare. E va ben al di là del ministro Sirchiapone.

 

 

       * “Puro” in spagnolo vuol dire sigaro.

  1. In particolare rimandiamo al saggio del Dottor Minh Dung Nghiem “La violence des jeunes et le cerveau reptilien”, ed. Accort Europe, Parigi, 2003
  2. Michael Ende, Momo, ed. Longanesi(I ed. 1984). Una meravigliosa favola per bambini dai profondi significati filosofici e metafisici.
  3. “Manifesto di Polaris” edizione commentata. Si può scaricare da www.noreporter.org o da www.gabrieleadinolfi.it