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Ad ogni voce di progresso lepenista segue una mistificazione in senso contrario, come, ad esempio, il grottesco tentativo di ridimensionamento della partecipazione popolare al corteo dell’ FN.

Il gioco è triplice. La sinistra prova a ritrovare la coesione perduta nell’isteria collettiva facendo leva sull’effetto Diavolo. Un’isteria collettiva che le ha permesso di mobilitare tutte le bande della banlieue e di riversarle in massa nelle strade parigine.

Con un effetto boomerang visto e considerato che si è cercato di dare loro spazio sugli schermi con un’evidente reazione contraria a causa dell’antipatia oggettiva che provoca gente altezzosa e brutale, chiaramente pervasa di odio ed elementarizzata al punto di poter concorrere con successo con gli orchetti tolkienani.

La sinistra, insomma, sta sbagliando tutto e sta cadendo in pieno nella trappola presidenziale.

Per poter godere del ruolo del grande padre che tutto osserva con calma, da lontano, e che tutto è in grado di riassorbire, al Presidente farebbe molto comodo qualche violento scontro di piazza tra le bande ed il Front National.

A Parigi ci si è andato vicino, a Marsiglia i disordini sono attesi da un momento all’altro.

Chirac punta ad un doppio risultato : essere eletto con una percentuale plebiscitaria e liquidare sia la destra che la sinistra al fine di concludere la sua strategia autocratica, tecnocratica ed europeista. Prosegue il suo progetto di desocializzazione della Francia e di ristrutturazione oligarchica e le legislative di giugno rischiano di ratificare l’implosione del panorama politico francese ; il che, se non altro, potrebbe permettere a Le Pen di far eleggere nuovamente qualche deputato. Il sistema elettorale francese è infatti tale che, per via delle pregiudiziali e delle complicità tra le grandi lobbies, il FN al 15% è senza eletti parlamentari da oltre dieci anni.

Ma il centrodestra, abbandonato dal Presidente, che ha fondato un proprio partito, è destinato almeno in parte, e almeno localmente (Nizza, Marsiglia, Orange) a cercare accordi con Le Pen se vuole sopravvivere. Ed è significativo che personaggi quali Giscaerd d’Estaing e de Villiers non abbiano dato indicazioni di voto per il secondo turno dell’Eliseo. Così come degna di attenzione è la voce che gira al Paquebot (lo stato maggiore del Front National) secondo le quali, nell’ipotesi inverosimile che Le Pen divenisse Presidente della Repubblica, l’ex primo ministro gollista Balladur parteciperebbe al governo.

Insomma, il secondo turno presidenziale non è che un momento cruciale di un intero processo di trasformazione sismica durante il quale ci saranno presumibilmente molti colpi di scena.

Qualunque sia il risultato di domenica, Le Pen ha in mano svariati assi ed è un ottimo giocatore.